Sito a cura del Dott. Salvatore Pollina
Il Tri-test
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Il tri-test è oggi l'esame di screening prenatale per le anomalie
cromosomiche più diffuso. Viene effettuato dalla quindicesima alla diciottesima settimana
di gravidanza e si esegue con un semplice prelievo del sangue, che viene successivamente
analizzato da un laboratorio specializzato. Questa analisi consiste nella valutazione del
dosaggio nel sangue materno di tre sostanze che hanno origine dal feto e dalla placenta.
Se le concentrazioni di queste sostanza nel sangue materno non corrispondono ai parametri
normali, potrebbero segnalare un problema genetico del bimbo. Infatti, il tri-test,
risulta positivo in circa il 55 per cento dei feti con alterazione dei cromosomi. Il tri-
test fa parte di una serie di accertamenti che vengono eseguiti gratuitamente durante la
gravidanza e viene effettuato in quasi tutte le strutture ospedaliere. Il risultato viene
consegnato nell'arco di tre-quattro giorni. Test di screening prenatale per la valutazione del rischio di Sindrome di Down (TRI- TEST) e difetti del tubo neurale (AFP) Questo tipo di esami consente la valutazione, in termini di probabilità, del rischio che la gravidanza in corso possa essere affetta da alcuni tipi di alterazioni cromosomiche (la trisomia 21, comunemente nota come sindrome di Down, ed in modo sperimentale la trisomia 18 entrambe caratterizzate da diverse alterazioni fisiche e psichiche a carico del nascituro) e da difetti morfologici legati ad alterazioni a livello del tubo neurale. La diagnosi delle suddette alterazioni cromosomiche è possibile solo mediante analisi della mappa cromosomica dei villi coriali dopo villocentesi (eseguibile intorno alla nona settimana di gestazione) o delle cellule amniotiche dopo amniocentesi (eseguibile nel secondo trimestre di gravidanza); entrambe queste tecniche possono però presentare rischi per la gestante e per una normale evoluzione della gravidanza. Recentemente si sono resi disponibili test biochimici, effettuabili su un campione di siero materno ottenibile con un semplice prelievo di sangue eseguibile in un periodo compreso tra la quindicesima e la ventesima settimana di gestazione per la determinazione di tre parametri ormonali: l'alfafetoproteina (AFP), la gonadotropina corionica (HCG) e l'estriolo non coniugato (E3 FREE) prodotti dall'unità feto-placentare. La valutazione combinata e computerizzata dei tre parametri ormonali insieme all'età materna (che, come noto, aumenta in modo significativo l'incidenza di tale anomalie cromosomiche passando da un rischio di 1:1500 a 20 anni, ad un rischio di 1:380 a 35 anni sino ad arrivare, a 40 anni, ad un rischio di una gravidanza affetta ogni 110 gravidanze a termine) consente di quantificare il rischio di Sindrome di Down mentre il valore di AFP, valutato singolarmente, consente di identificare affezioni da difetti di chiusura del tubo neurale (NTD). L'esecuzione dei test richiede una esatta datazione della gravidanza in corso che può essere fatta dal ginecologo attraverso misurazioni ecografiche di alcuni parametri fetali. Per non ridurre l'affidabilità dei test la mamma, prima di sottoporsi all'esame, dev'essere in possesso di una valutazione ecografica abbastanza vicina alla data di effettuazione del prelievo per il test (indicativamente non antecedente ad una settimana). Lo screening può essere eseguito in donne di età fertile dai 18 ai 45 anni e consente di rilevare il 94,4% dei difetti da Sindrome di Down. Ma bisogna fare attenzione. Trattandosi di un test di tipo probabilistico un risultato positivo o negativo non significa in maniera definitiva presenza o assenza delle alterazioni suddette ma una aumentata o diminuita probabilità del loro verificarsi. Cerchiamo di capire adesso come interpretare i dati del test. Alla futura mamma, in base all'età e alle specifiche caratteristiche, viene attribuito il cosiddetto valore soglia. Ad esempio immaginiamo che il rischio di sindrome di Down sia 1:250 e 2,5 MoM sia l'indice per i difetti di chiusura del tubo neurale. Ciò significa che un valore numerico superiore a tale soglia (Es. 1:3500) indica un livello molto basso di rischio e pertanto dovrebbe trattarsi di una gravidanza non affetta dalle patologie ricercate. Al contrario un valore numerico inferiore o vicino a tale soglia (Es. 1:125) indica un rischio elevato di presenza della alterazione cromosomica o di NTD quindi un riscontro positivo con lo screening indirizzerà verso ulteriori indagini diagnostiche da concordare con il proprio ginecologo (ecografie di conferma per la valutazione dello stato morfologico del feto ed eventuale amniocentesi per l'analisi cromosomica delle cellule fetali che rimane l'unica in grado di confermare o escludere, in maniera definitiva, la presenza della alterazione). Ricordiamoci sempre che il risultato fornito dal laboratorio dev'essere sempre sottoposto al proprio ginecologo anche in caso di valori che lasciano intendere un andamento senza rischio della gravidanza. Cerchiamo di familiarizzare con le terminologie e le metodologie mediche in ambito di anomalie cromosomiche.
COSA SONO LA FREE BETA E LA PAPP-A ? La free Beta (frazione beta della gonadotropina corionica umana) e la PAPP-A sono proteine che si trovano nel sangue di tutte le donne gravide.
COSA POTREBBE DIRE A ME ED AL MIO MEDICO IL DOSAGGIO DELLA FREE BETA E DELLA PAPP-A ? Dosando i livelli di queste due proteine nel sangue materno noi possiamo identificare le donne che hanno un rischio elevato di avere un bambino con alcuni difetti congeniti, soprattutto anomalie cromosomiche. Questo esame viene effettuato dalla nona alla tredicesima settimana di gravidanza. Altri tests di screening sono disponibili in epoche gestazionali più avanzate.
COSA È LA SINDROME DI DOWN E COME PUÒ QUESTO ESAME AIUTARCI NELL'INDIVIDUAZIONE DEI CASI A RISCHIO ? La S. di Down è una delle molte anomalie dei cromosomi. I cromosomi sono una sorta di codici che indirizzano lo sviluppo del bambino. Le anomalie cromosomiche si verificano quando un bambino riceve, al momento del concepimento, cromosomi in eccesso, in difetto, o comunque alterati. Si verifica un caso di S. di Down ogni 800 nati circa, e ciò accade quando un bambino riceve un cromosoma 21 in più. Ciò provoca alterazioni dello sviluppo con difetti congeniti e ritardo mentale. Varie ricerche hanno mostrato che, dosando i livelli di free Beta e PAPP-A, è possibile individuare più del 60% dei bimbi affetti dalla S. di Down (la capacità di identificazione di questo test è, quindi, almeno pari a quella dello screening del 2° trimestre). Questo test non è in grado di identificare tutti casi di S. di Down, né la maggior parte delle altre anomalie cromosomiche. L'esame non è un'alternativa all'amniocentesi o al prelievo dei villi coriali delle gravidanze a rischio elevato per età materna avanzata o per storia familiare.
COSA FARE SE IL MIO SCREENING MOSTRA UN RISCHIO AUMENTATO PER LA S. DI DOWN? Ciò non significa che stata diagnosticata un'anomalia dei cromosomi, dato che nella maggior parte dei casi un risultato che indica un aumento del rischio dipende da variazioni normali di queste due proteine. Uno screening che indica un aumento del rischio può, però, significare che il test ha identificato un bambino con un'anomalia cromosomica. In questi casi la paziente può, dopo un approfondito consulto con il ginecologo, valutare l'opportunità di seguire ulteriori tests diagnostici (prelievo dei villi coriali o amniocentesi precoce).
SONO A RISCHIO ELEVATO PER ALTRE ANOMALIE CROMOSOMICHE? L'incidenza dell'insieme di tutte le altre anomalie dei cromosomi è leggermente superiore a quella della S. di Down. Tra queste la trisomia 18 è la triploidia sono fra le più frequenti. Questo test è in grado di identificare la maggior parte dei casi di trisomia 18 e di triploidia.
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