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Sito a cura del Dott. Salvatore Pollina

 

Prevenire l'osteoporosi.

 

 

Osteoporosi: una malattia insidiosa.


Il problema dell'osteoporosi è proprio questo: la malattia inizia in modo subdolo, senza dare sintomi, e quando si manifesta spesso è in fase avanzata o si sono verificate addirittura fratture ossee. L'osteoporosi infatti è una malattia dello scheletro ad andamento cronico e progressivo, caratterizzata da una riduzione quantitativa della massa ossea, con conseguente aumento della fragilità ossea e suscettibilità alle fratture anche per minimi traumi. Contrariamente a quanto si può pensare, l'osso è caratterizzato da una struttura complessa in continuo stato dinamico: riassorbimento e neoformazione continuano per tutta la vita e questo processo chiamato rimodellamento osseo, caratterizza lo scheletro come un tessuto regolato da numerosi tipi di cellule, ormoni e fattori locali. In condizioni di equilibrio la quota di osso formato è uguale a quella di osso distrutto. Se si distrugge più osso di quanto si formi si ottiene una perdita di tessuto e quindi l'osteoporosi. A partire dall'età di 25/35 anni tutti i soggetti, indipendentemente dal sesso, tendono a perdere contenuto calcico dallo scheletro (fase lenta della perdita ossea). All'età di 90 anni, la densità minerale ossea del collo del femore diminuisce di circa il 58% nelle donne e del 39% negli uomini. Il brusco calo degli estrogeni nella donna al momento della menopausa provoca un'accelerazione della perdita ossea (fase accelerata della perdita ossea). La perdita è particolarmente evidente durante i primi 4-5 anni che seguono le ultime mestruazioni. In questo periodo la donna può perdere fino al 5% annuo del contenuto minerale. L'entità del patrimonio osseo (picco di massa ossea: cioè la massima densità raggiunta verso i 20 anni) con cui la donna arriva alla menopausa risulta essenziale per la protezione nei confronti della perdita ossea post-menopausale. Quanto maggiore è la massa ossea raggiunta in età giovanile, tanto più la donna risulta protetta nei confronti della perdita ossea post-menopausale. L'osteoporosi è più frequente nelle donne appartenenti a popolazioni bianche ed asiatiche, minore nelle popolazioni nere. Si stima che nelle donne ultracinquantenni il 40% sarà afflitto da una o più fratture osteoporotiche. Per la nostra società questo è già e diverrà ancor più, tenendo conto dell'aumento dell'età media, un grave problema medico e socioeconomico, che sarà fondamentale affrontare adeguatamente soprattutto dal punto di vista della prevenzione.

Per alcune il rischio è maggiore.

Ci sono donne che corrono più di altre il rischio di ammalarsi di osteoporosi. Come già detto in precedenza, la menopausa è uno dei principali fattori che possono portare all'osteoporosi: questo vale soprattutto per le donne con menopausa precoce, spontanea o chirurgica (legata cioè all'aspor-tazione totale delle ovaie). L'eccessiva magrezza può creare una situazione di rischio per l'osteoporosi perché il tessuto adiposo è in grado di produrre una certa quantità di estrogeni, gli ormoni che influenzano positivamente la salute dell'osso. Anche un marcato eccesso di peso, però, può essere rischioso non tanto perché peggiora l'osteoporosi, quanto perché ossa e articolazioni devono sopportare un maggiore carico. Tra le donne a maggior rischio di ammalarsi di osteoporosi ci sono anche quelle che hanno assunto alcuni tipi di farmaci per lunghi periodi (cortisonici, antiacidi a base di alluminio, alcuni diuretici, anticoagulanti, ormoni tiroidei e antiepilettici). L'ereditarietà è un altro dei fattori chiamati in causa per l'osteoporosi: quando la madre ne ha sofferto, di solito le figlie hanno una struttura dell'osso meno densa rispetto alla media, anche se non è sicuro che si ammaleranno. Esistono infine delle malattie che possono ridurre i livelli del calcio nel sangue e perciò predisporre all'o-steoporosi: le malattie dei reni, che provocano una perdita di calcio con le urine, la colite, perché accelerando il transito degli alimenti nell'intestino impedisce che il calcio venga completamente assorbito. Anche i disturbi che interessano la tiroide e il diabete sono fattori predisponenti. 

Fratture osteoporotiche.

Le fratture sono frequentemente spontanee o successive a traumi di modesta entità. Le zone più colpite variano con l'età. Nell'osteoporosi postmenopausale precoce (intorno ai 55 anni) la sede più frequente è quella dell' avambraccio, mentre in età più avanzata (superiore a 65 anni) prevalgono le fratture (quasi sempre microfratture senza sintomi immediati di allarme) a carico della colonna vertebrale con conseguente riduzione di altezza del soggetto ed aumento della cifosi dorsale (curvatura della schiena in avanti). Frequentemente questa situazione si accompagna a compressione di radici nervose con dolore cronico. Con il passare degli anni aumenta l'incidenza delle fratture di femore (età tipica maggiore di 75). Sebbene il deterioramento dell'architettura ossea sia sicuramente la causa principale della frattura, bisogna considerare anche l'intervento di altri fattori quali la maggior facilità alle cadute e la minor capacità di sostenersi adeguatamente. La possibilità di decesso per complicanze conseguenti a frattura di femore per osteoporosi varia dal 3% all'11% per le donne di età superiore agli 80 anni.

L'arma migliore: la prevenzione.

La prevenzione è senza dubbio la misura più efficace per controllare la comparsa dell'osteoporosi e ritardarne le complicanze. La prevenzione della perdita di massa ossea nei soggetti che ancora non accusano sintomi può essere attuata mediante cambiamento delle abitudini di vita, aumentando l'attività fisica, correggendo l'alimentazione errata ed intervenendo farmacologicamente.

Lo stile di vita.


Una vita il più possibile sana e regolare può essere di aiuto anche nella prevenzione dell'osteoporosi. La vita all'aria aperta è sicuramente di grande aiuto: l'esposizione moderata ai raggi del sole aiuta il nostro corpo a produrre la vitamina D, che facilita l'assorbimento del calcio. Il fumo di sigaretta viene considerato come fattore di rischio di osteoporosi. Gli estrogeni vengono eliminati  più rapidamente a livello del fegato nelle donne che fumano rispetto a quelle che non fumano. Poiché gli estrogeni hanno un effetto favorevole sull'assorbimento intestinale del calcio, le riduzioni dell'attività estrogenica causata dal fumo potrebbero spiegare il maggior rischio di osteoporosi. L'abuso di alcool altera gli ormoni che regolano il calcio, riduce la formazione ossea e determina riduzione della massa ossea. Con l'avanzare dell'età potranno essere utili anche alcuni accorgimenti da attuare in casa: per diminuire la possibilità di cadere, e perciò di procurarsi fratture, basterà eliminare gli ostacoli (tappeti e tappetini) e ridurre la cera dei pavimenti. Anche l'uso di scarpe con tacco basso e con la suola di gomma eviteranno pericolose cadute.

L'attività fisica.

È molto importante cercare di fare del movimento: l'attività fisica regolare, oltre a mantenere pronti i riflessi, rinforza i muscoli e le articolazioni e aiuta a mantenere la massa dell'osso costante. Anche l'attività fisica deve essere comunque calibrata alle proprie forze: se si è condotta una vita sedentaria, è bene cominciare con qualcosa di "leggero" come le passeggiate, per poi eventualmente passare a qualcosa di più impegnativo. La diffusa abitudine alla vita sedentaria tipica dei tempi moderni è considerata un importante fattore di sviluppo dell'osteoporosi. È stato dimostrato infatti che durante un prolungato periodo di permanenza forzata a letto l'eliminazione urinaria di calcio aumenta nettamente e ritorna entro i limiti della norma non appena cessa lo stato di inattività. La mancata attuazione anche di semplici esercizi fisici conduce al calo più o meno rapido della massa ossea. Anche attività modeste come stare in piedi, camminare e salire le scale sembra proteggano contro le fratture dell'anca. È possibile che parte dell'effetto protettivo derivi dal miglioramento della coordinazione e dell'equilibrio che riducono il rischio di cadute, oppure dalla migliorata funzione dell'apparato nervoso e muscolare che rende le cadute meno pericolose per l'apparato scheletrico. È stato verificato che le donne in post-menopausa possono aumentare del 5% la densità ossea vertebrale nel corso di un programma di esercizi della durata di un solo anno. 

I° ESERCIZIO (DA RIPETERE 20 VOLTE)

Restare in piedi e avvicinare i talloni;


raddrizzare bene il busto;


estendere il più possibile un braccio poi il successivo.

 

2° ESERCIZIO (DA RIPETERE 20 VOLTE)

Mettersi in posizione distesa; respirare profondamente ed estendere alternativamente le braccia sopra la testa;

cercare di mantenere la massima estensione
possibile di tutto il corpo e restare in questa posizione 10 secondi.

 

3° ESERCIZIO (DA RIPETERE 20 VOLTE)

Mettersi sdraiati con l'addome rivolto al
pavimento;

collocare due cuscini sotto l'addome;

sollevare contemporaneamente braccio
sinistro e gamba destra, ripetere con il
braccio destro e la gamba sinistra.

 

4° ESERCIZIO (DA RIPETERE 20 VOLTE)

Mettersi in posizione distesa; unire le mani sull'addome; respirare profondamente;

sollevare contemporaneamente le due
gambe mantenendo estese le ginocchia;

tenerle sollevate per 5 secondi.

 

 

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