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Sito a cura del Dott. Salvatore Pollina

 

Fumo e gravidanza.

 

La percentuale di donne che in Italia fumano durante la gestazione è intorno al 20%. Una parte delle donne italiane (47%) smette di fumare durante la gestazione. Certamente non è sufficiente non fumare in gravidanza. Infatti sono in molti a non rendersi conto che allevare un neonato in una stanza piena di fumo, perché magari entrambi genitori non sanno rinunciare alle loro sigarette, è altrettanto pericoloso. Infatti troppo spesso ci si dimentica che l'effetto indiretto del fumo non è meno dannoso di quello diretto. A questo punto si dovrebbe far distinzione fra effetti acuti del fumo ed effetti cronici. I primi sono essenzialmente legati a modificazioni di carattere cardiovascolare che si manifestano attraverso l'aumento della frequenza cardiaca fetale che insorge immediatamente dopo che la madre ha iniziato a fumare e che si accompagna a una riduzione della variabilità della FCF (frequenza cardiaca fetale). In alcuni casi è stata anche segnalata una diminuzione dei movimenti del feto. Per ciò che attiene agli effetti cronici i figli dei fumatori presentano alla nascita un difetto di crescita. Il rischio di partorire un bambino di peso inferiore ai 2500 grammi sembra essere dose dipendente nel senso che risulta quasi doppio nelle fumatrici di più di 20 sigarette al giorno rispetto a quelle che ne fumano meno di 20. Viene inoltre precisato che il basso peso alla nascita raddoppia come frequenza nelle donne che fumano più di 11 sigarette al giorno rispetto a quelle che non hanno mai fumato. Tale conseguenza sarebbe in parte legata al passaggio transplacentare della nicotina e del monossido di carbonio. La prima responsabile di una riduzione del flusso ematico placentare e quindi di una diminuita crescita del feto, e il secondo di un aumento della carbossiemoglobina fetale con conseguente riduzione della saturazione di ossigeno. Questa ipossia fetale relativa è stata invocata come causa responsabile di eventuali danni a livello del sistema nervoso centrale, le cui cellule, come noto, sono particolarmente sensibili al deficit di ossigeno.

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