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Sito a cura del Dott. Salvatore Pollina

L'aborto spontaneo e le minacce d'aborto.

 

La felicità per una gravidanza annunciata può essere oscurata da mille timori. Nove mesi di gestazione, infatti, sono lunghi e numerose sono le difficoltà che mamma e bambino possono incontrare prima di giungere al parto. La complicazione più frequente durante la gestazione e l' aborto spontaneo : si considera tale ogni interruzione di gravidanza che si verifica spontaneamente entro i primi sei mesi a partire dal concepimento. Statisticamente, circa il 20 per cento delle donne va incontro a questo spiacevole evento. I primi tre mesi dopo il concepimento sono i più delicati:l'85 per cento degli aborti spontanei, infatti, si verificano in questo periodo. Dalla diciottesima-ventesima settimana, infatti, la probabilità di incorrere in un aborto si riduce drasticamente. Si parla di minaccia di aborto se compaiono perdite di sangue, non necessariamente accompagnate da contrazioni dell'utero e da fitte dolorose. La minaccia di aborto si verifica quasi nel 15 per cento delle gravidanze ma solamente il 18 per cento degli aborti minacciati diventano aborti veri e propri. Si tratta, comunque, di un campanello di allarme che non va mai sottovalutato.

Vediamo ora nel dettaglio quali sono le cause principali che portano all'interruzione della gravidanza.

 

C'è un'anomalia dei cromosomi.

Oltre il 50 per cento degli aborti spontanei, specie quelli che si verificano nei primi tre mesi di gravidanza, è dovuto ad anomalie cromosomiche. I cromosomi sono corpuscoli presenti in tutte le cellule, in cui sono riassunte tutte le caratteristiche dell'individuo (dal colore dei capelli al sesso), cioè il patrimonio genetico. Eventuali difetti presenti a livello cromosomico nelle prime cellule che si formano dall' ovulo fecondato danno luogo il più delle volte a un aborto spontaneo: in pratica, poiché le anomalie sono tali da non consentire un corretto sviluppo del prodotto del concepimento, è la natura stessa a impedire all'embrione di crescere e diventare un bambino. Soprattutto quando l'aborto è ricorrente (cioè si verifica almeno due volte di seguito) la causa va ricercata in anomalie cromosomiche ereditate dai genitori.

Che cosa fare.

Per verificare se è questo il problema, occorre che sia l'uomo sia la donna eseguano un cariotipo, cioè un'analisi dei cromosomi. E' sufficiente un prelievo di sangue: in questo, infatti, sono contenute le cellule dal cui esame si ricavano informazioni sul patrimonio genetico dei genitori. Se l'età della coppia non è troppo avanzata (il rischio di anomalie aumenta in proporzione all'età) non si sono altri rimedi se non quello di cercare con fiducia di avere un bambino.

 

L'utero può essere malformato.

Un'altra causa dell'interruzione spontanea della gravidanza può essere determinata da alcune caratteristiche dell'utero.

L'utero piccolo:

in termini medici si parla di ipoplasia. E' un difetto dovuto ad una insufficiente produzione di ormoni verificatasi nell'età dello sviluppo. Gli aborti dovuti a ipoplasia, di solito, si manifestano nei primi tre mesi.

L'utero setto:

l'utero presenta un setto, cioè una divisione che può interessare tutta la cavità o una parte di essa. Nel primo caso, il feto non trova lo spazio necessario per svilupparsi. E' un'anomalia congenita (presente dalla nascita).

L' incontinenza cervicale:

la parte terminale dell'utero ha una muscolatura troppo debole. Il collo dell'utero non riesce a rimanere chiuso fino al termine della gravidanza e tende ad aprirsi molto presto. Questa può essere una delle cause all'origine di aborti che si verificano nel secondo trimestre.

Che cosa fare.

In caso di ipoplasia, non ci sono cure, in quanto l'utero troppo piccolo non può essere corretto. Un semplice intervento chirurgico risolverà invece il problema del setto, rimuovendolo. Nel caso di incontinenza, bisognerà sottoporsi al cerchiaggio che deve essere effettuato intorno alla tredicesima settimana. Con questo intervento il ginecologo fa passare una fettuccia nello spessore del collo dell'utero, poi la stringe e la annoda per ridurre la dilatazione del canale cervicale (la parte di utero che mette in comunicazione la cavità uterina con la vagina). E' un'operazione semplice ma va eseguita in anestesia generale.

 

La mamma soffre di diabete.

La frequenza di aborti spontanei è nettamente superiore in donne che soffrono di diabete (in questi casi, la percentuale di aborto spontaneo è del 30 per cento circa). Il diabete è un difetto nell'utilizzo degli zuccheri, che si accumulano nel sangue con conseguenze dannose per lo sviluppo dell'embrione e della placenta: quest'ultima diventa incapace di trasmettere le sostanze nutritive al bimbo. In alcuni casi, il diabete è latente, cioè presente in forma leggera e tale da non dare disturbi: tuttavia, anche in questo caso può compromettere la formazione delle prime cellule, dando luogo a un aborto spontaneo.

Che cosa fare:

la donna diabetica, almeno due mesi prima di restare incinta, deve incominciare a tenere sotto stretto controllo la glicemia (il livello di zucchero nel sangue) seguita dal proprio ginecologo. La via più semplice per abbassare i livelli di glicemia nel sangue è quella di aumentare le dosi di insulina (ormone prodotto dal pancreas che serve a far abbassare il livello di zucchero nel sangue) già assunte dalla paziente diabetica. Se c'è il sospetto di diabete latente, è necessario che il ginecologo esegua la curva da carico mediante una serie di esami del sangue effettuati dopo aver somministrato alla donna acqua e zucchero. Così, è possibile verificare se lo zucchero viene assimilato correttamente: se ciò non accade significa che c'è un diabete latente. Individuato il problema la cura sarà la stessa prescritta per quello conclamato.

 

L' organismo non riconosce l'ovulo.

Il sistema immunitario ( insieme delle difese che ogni organismo produce contro elementi esterni che potrebbero essere portatori di malattie) costituisce un pericolo potenziale per il piccolo. La cellula uovo fecondata dallo spermatozoo, infatti, potrebbe essere avvertita come un corpo estraneo e dare origine a reazioni di rigetto (simili a quelle che possono verificarsi in caso di trapianto di organi), provocando così l'espulsione del prodotto del concepimento. Si tratta di casi rari e difficili da individuare.

Che cosa fare:

si agisce sul sistema di difesa, attraverso cure mediche che hanno l'obiettivo di impedirgli di attaccare il frutto del concepimento come se fosse un corpo estraneo.

 

C'è una carenza di ormoni.

L'aborto può essere causato da uno squilibrio ormonale, a sua volta dovuto ad un cattivo funzionamento della tiroide (ghiandola che regola lo sviluppo) o ad un'insufficiente produzione di progesterone da parte del corpo luteo (struttura ovarica responsabile del sostentamento della gravidanza nelle prime fasi).

Che cosa fare:

il ginecologo prescriverà una cura per la tiroide e una a base di progesterone, se è insufficiente. Quest'ultima durerà dai due ai tre mesi e va iniziata all'inizio della gravidanza. E' possibile anche sottoporsi a una cura da fare prima che la donna resti incinta.

 

Si è contratta una malattia infettiva.

Qualsiasi malattia infettiva, soprattutto se dovuta a un virus (è il caso della varicella, della rosolia e del citomegalovirus) può causare un aborto spontaneo se la mamma la contrae nelle prime settimane di gravidanza. Il virus, infatti, vive distruggendo le cellule che contagia, quindi diventa pericoloso per l'embrione costituito da poche cellule: se queste vengono danneggiate non sopravvivono.

Che cosa fare.

Si deve cercare di prevenire il rischio di un aborto, evitando assolutamente nei nove mesi il contatto con persone infette. Nel caso della rosolia, può essere effettuata la vacinazione preventiva.

 

Che cosa segnalano le perdite.

La comparsa di perdite durante l'attesa è un segnale che sicuramente può inquietare la futura mamma che immediatamente si preoccupa per la propria salute e soprattutto per quella del bambino. Anche se a volte queste manifestazioni possono effettivamente essere il segnale di qualche problema, è opportuno mantenere la calma e rivolgersi al proprio ginecologo; l'intervento del medico, infatti, permetterà di risolvere la situazione. Vediamo ora da che cosa possono essere causate le perdite bianche o rosse in gravidanza e come comportarsi se compaiono.

Quando sono bianche.

Sono perdite con una colorazione variabile, dal trasparente al biancastro, più o meno fluide. Possono comparire in qualsiasi momento della gravidanza e in genere sono il segnale della presenza di un'infezione dovuta a microrganismi (batteri o funghi). Ecco il più comuni.

Candida: è un fungo. Le perdite in questo caso sono biancastre e piuttosto consistenti (assomigliano a grumi di ricotta) e sono in genere accompagnate da prurito e gonfiore ai genitali.

Trichomonas: è un batterio che provoca la comparsa di perdite trasparenti e abbastanza fluide, accompagnate anche da una arrossamento del collo dell'utero (verificabile solo dal medico).

Streptococco beta-emolitico: è un batterio, la cui comparsa si manifesta con perdite dall'aspetto variabile; talvolta, possono assumere anche una colorazione verdastra.

Gardnerella: è un batterio che da origine a perdite fluide bianco-giallastre.

Che cosa fare.

Se dovessero comparire perdite bianche, in qualsiasi momento della gravidanza, è necessario rivolgersi al medico. Un'eventuale infezione, infatti, potrebbe essere trasmessa al bambino al momento del parto (per esempio, un contagio da Candida nella mamma potrebbe nel piccolo dare luogo al mughetto, un'infezione causata dallo stesso microrganismo che attecchisce all'interno della bocca). Alcune infezione non curate potrebbero inoltre favorire un parto prematuro; è, per esempio, il caso delle infezioni da streptococco beta-emolitico: questo batterio può infettare l'amnios, la membrana più interno della placenta e tale infezione può causare un avvio precoce delle contrazioni o una sofferenza del feto che richiede un parto cesareo. La diagnosi deve essere sempre effettuata dallo specialista attraverso un esame, il tampone vaginale (in pratica, con un bastoncino viene effettuato un piccolo prelievo delle secrezioni vaginali da analizzare poi il laboratorio). In seguito, lo specialista prescriverà il farmaco più indicato.

 

Quando sono rosse.

Le perdite rosse o marroni possono comparire durante tutta la gravidanza e a seconda del trimestre in cui si manifestano possono avere significati diversi. Meritano comunque molta attenzione da parte della donna. Durante sia il primo sia il secondo trimestre possono segnalare una minaccia di aborto. In questo caso, le perdite sono spesso accompagnate da dolori localizzati sopra il pube. Nel terzo trimestre, invece, la loro comparsa potrebbe indicare problemi alla placenta (potrebbe trattarsi di un suo parziale distacco dalla parete dell'utero a cui è ancorata o di un suo errato posizionamento davanti al collo dell'utero: in entrambi i casi, le perdite sono conseguenza della rottura dei vasi sanguigni). Perdite rosse, però, potrebbero indicare anche l'approssimarsi del parto, che avverrebbe quindi prematuramente; tali perdite possono infatti segnalare la rottura dei capillari del collo dell'utero in seguito all'avvio della dilatazione del collo stesso.

Che cosa fare.

Se si notano perdite rosse o marroni durante la gravidanza e sempre necessario rivolgersi immediatamente al proprio ginecologo o recarsi al pronto soccorso. Lo specialista visiterà subito la futura mamma ed eseguirà un'ecografia in modo da poter valutare con precisione come procede la gestazione e lo stato di salute della mamma e del piccolo. Poi, a seconda del problema riscontrato, deciderà il tipo di intervento più adatto a risolvere la situazione.

 

A volte sono normali.

Le perdite bianche.

In alcuni casi le perdite bianche, hanno un'origine naturale, legata alle modificazioni che si verificano in gravidanza. Durante l'attesa, l'elevata produzione di ormoni femminili (gli estrogeni) può causare una secrezione di muco superiore alla norma, con un incremento delle perdite bianche, che in questo caso sono molto fluide e trasparenti. Tuttavia, è difficile distinguerle da quelle dovute a un'infezione, ed è sempre necessario rivolgersi al medico per una diagnosi sicura.

Le perdite rosse.

Soprattutto nel primo e nel secondo trimestre, i capillari (piccoli vasi sanguigni) del collo dell'utero sono molto fragili. La visita ginecologica o un normale rapporto sessuale possono causarne la rottura, con la comparsa di perdite rosse. La stessa cosa può verificarsi se la donna ha la cosiddetta "piaghetta", cioè una piccola lesione al collo dell'utero causata dalla presenza all'esterno del collo dell'utero di tessuto di rivestimento particolarmente delicato e soggetto a lesioni. In questi casi, le perdite sono scarse, non si hanno dolori e l'emorragia cessa in 24 ore. In ogni caso, bisogna, però rivolgersi subito al medico.

 

Cosa domandare al medico ?

1) In quanto tempo guarisce un'infezione ?

Normalmente è necessario assumere farmaci antimicotici o antibiotici per un periodo di sette giorni. La durata della cura però e variabile.

2) esistono farmaci per bloccare la minaccia di aborto ?

Spesso vengono somministrati farmaci a base di ormoni femminili (progesterone) che creano nell'organismo le condizioni favorevoli alla gravidanza oppure medicinali che favoriscono il rilassamento della muscolatura dell'utero. L'accorgimento fondamentale da seguire rimane comunque il riposo assoluto.

3) in caso di infezione, va curato anche il partner ?

Si: in caso di infezioni da funghi o batteri, anche l'uomo dovrà seguire una cura appropriata per evitare di contagiare nuovamente la donna.

 

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